Sect of Vile Divinities – Nuovo album degli Incantation

image_pdfSalva il Pdfimage_printStampa

Sect of Vile Divinities - Nuovo album degli IncantationRecensione di Blicke.

Gli Incantation non hanno bisogno di molte presentazioni per gli amanti del death metal, e in particolare per gli amanti del death metal vecchia scuola. Qualsiasi sia il tipo di death metal che si preferisce è quasi obbligatorio un passaggio dalle parti degli Incantation, per capire meglio da dove ha origine questo genere musicale. In particolare, però, gli Incantation hanno dimostrato nella loro carriera ormai più che trentennale, di saper variare la propria proposta, nonostante la loro coerenza incrollabile verso il genere. Ogni loro disco infatti aggiunge qualcosa al loro cammino, non in termini di originalità, ma di perfezionamento di uno stile che oscilla tra il death metal più brutale, assimilabile per certi versi a gruppi come primi Immolation e Morbid Angel e il doom death metal più atmosferico e maligno. Ormai è un loro trademark il fatto di passare da parti ultra veloci ad altre più catacombali e funeree. 

In verità questo loro nuovo capitolo, l’undicesimo della loro carriera, suona abbastanza fresco e mette in mostra il lato più “muscolare” della formazione statunitense, e quindi abbiamo un lotto di canzoni che sono prettamente death metal e che lasciano poco spazio alle incursioni doom a cui la band ci ha abituato. La doppietta iniziale formata da Ritual Impurity (Seven of the Sky is One) e Propitiation è da cardiopalma: puro brutal death metal marcissimo, con il solito vocione strozzato di John McEntee a raccontarci di amenità varie. Dal terzo brano cominciamo a riconoscere gli Incantation più doom/death metal, con il brano Entrails of the Hag Queen, un vero inno alla oscurità e anche uno degli episodi più belli dell’intero album. Subito dopo abbiamo un altro pezzo di altissima qualità, ovvero Guardians from the Primeval, pezzo velocissimo e con un riffing devastante che viene enfatizzato dalla possente batteria di Kyle Severn, perennemente in blast beat o, in alternativa, in doppia cassa. Proseguiamo con Black Fathom’s Fire, brano che prosegue il discorso velocità e potenza senza tanti orpelli. Questo pezzo, con la sua doppia cassa incessante, si dimostra come un monolite nero dove la luce difficilmente trova spazio e dove il mondo sembra stia crollando, e ciò che ne rimane è solo un mucchio di macerie. Peccato che attualmente i live sono fermi per l’emergenza sanitaria da Covid-19, perché questo brano sembra fatto apposta per devastare in sede live. Ottimo il finale più lento ed atmosferico. Gran pezzo!

Idealmente ora passiamo alla seconda parte dell’album, ma poco cambia rispetto a quanto abbiamo detto finora. La band prosegue dritta come un treno e il suo death metal non lascia scampo. L’interlocutoria  Ignis Fatuus, che rallenta un po’ il tiro generale dell’album, non offre spunti particolari e appare un po’ stanca a livello di ispirazione. Insomma, in questo album pare che gli Incantation riescano meglio nelle parti più veloci e la loro scelta di ridurre al minimo le influenze doom si rivela dunque azzeccata. Basti sentire il cambiamento in termini di qualità tra l’episodio che ho appena descritto e la successiva Chant of Formless Dread, grandissimo pezzo di puro death metal che conferma quanto di buono la band ha realizzato in questo album. Successivamente abbiamo altri pezzi di valore e non: ci sono cali di tono o incertezze, con altri brani validissimi (su tutte Shadow-Blade Masters of Tempest and Maelstrom) che colpiscono l’ascoltatore dritto allo stomaco portando la mente a viaggiare sui binari del metallo della morte più oltranzista.

Per concludere, gli Incantation sono tornati con un gran bel disco, che come dicevo non aggiunge molte novità al loro stile, ma porta la band ad affinarlo ancora una volta. Anche se le parti più “doomeggianti” sono ridotte rispetto ad altri loro album, non vi preoccupate, perché questo Sect of Vile Divinities è Incantation al 100%. Ci sono le solite armonizzazioni sinistre di chitarra, ci sono i riff tetri e taglienti che a volte rasentano il black metal, e ci sono le parti più doom, anche se queste ultime un po’ più sacrificate.

IncantationUn ritorno coi fiocchi, che tiene col fiato sospeso fino alla fine del disco, quando un episodio mortifero come Scribes of the Stygian vi lascerà attoniti e senza speranza. Album consigliato ai fan della formazione, ma a chiunque voglia capire cosa è il death metal. Gli Incantation rimangono una certezza e sono imprescindibili  in questo settore.

Sect of Vile Divinities – Incantation

Full-length, Relapse Records

(2020)

Tracklist:

1. Ritual Impurity (Seven of the Sky Is One)

2. Propitiation

3. Entrails of the Hag Queen

4. Guardians from the Primeval

5. Black Fathom’s Fire

6. Ignis Fatuus

7. Chant of Formless Dread

8. Shadow-Blade Masters of Tempest and Maelstrom

9. Scribes of the Stygian

10. Unborn Ambrosia

11. Fury’s Manifesto

12. Siege Hive

WEBLINKS:

Bandcamp

Facebook

Homepage

Instagram

Spotify

YouTube

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.