Franco Mistrali: il maestro nascosto di Bram Stoker 1° parte

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Franco Mistrali: il maestro nascosto di Bram Stoker 1° parteArticolo di Matteo Mancini.

INTRODUZIONE
Agli albori della narrativa nera ottocentesca italiana quando, sulla scia dei modelli offerti dai vari E.T.A Hoffmann, Edgar Allan Poe, Mary Shelley e Charles Baudelaire, il movimento della “scapigliatura” è prossimo a prendere piede, brilla la stella di un personaggio alquanto controverso: Franco Mistrali.
Barone, ex militare della marina austriaca, famoso soprattutto per i testi storici-aneddotici, i legami con Giuseppe Garibaldi e gli accesi scontri intellettuali con personaggi di spicco quali Giosuè Carducci che in quegli anni stende la poesia A Satana (1863). Esterno a ogni movimento culturale e a ogni ordine massonico, giornalista e titolare del più importante quotidiano di Bologna (Il Monitore), Mistrali è fin dall’inizio un personaggio scomodo, ingombrante, che si interessa di occultismo, spiritismo, frequenta sedute dimostrative legate al mesmerismo ed è un convinto sostenitore della reincarnazione. Hobby che gli conferiscono un fascino e un’aura maledetta macchiata definitivamente da una condanna per bancarotta fraudolenta. Il tribunale lo vede responsabile del crack di una banca locale, di cui è amministratore delegato per volere di Garibaldi, e lo inchioda con prove discutibili che lo relegano in prigione per cinque anni. Questo e molto altro è Franco Mistrali, un eroe della sua epoca, collaboratore di rivoluzionari al soldo dei Savoia, anticlericale convertitosi alla fede pochi anni prima della prematura morte (per aneurisma) e soprattutto uomo di profonda cultura letteraria che si interessa a Dante, Shakespeare, Voltarie, ma anche Poe e Hoffmann di cui è grande estimatore.
È uno dei primissimi italiani a interessarsi al fantastico e alla letteratura esoterica. La sua importanza è tale che avrebbe di certo meritato una scheda approfondita in guide letterarie dedicate al fantastico italiano. Merito purtroppo non riconosciutogli neppure a distanza di quasi due secoli dalla scomparsa. Nel 1861 pubblica un’antologia intitolata I Racconti del Diavolo. Storie della Paura. Il testo, scandalosamente esiliato nelle librerie comunali bolognesi e non più oggetto di pubblicazione, è un vero e proprio apripista che anticipa opere di nomi centrali nell’ambito della letteratura italiana, artisti del calibro di Ugo Tarchetti, i fratelli Boito, Emilio Praga, Cletto Arrighi e l’immenso Luigi Capuana. Ciononostante Mistrali è sconosciuto ai più. Eppure il suo impegno costituisce un primato non di poco conto, a cui si aggiunge l’uscita, nel 1869, del romanzo Il Vampiro. Storia Vera, che verrà ricordato quale l’opera in cui appare “il primo vampiro della letteratura italiana.” Un testo che anticipa di tre anni Carmilla di Le Fanu e di ventotto Dracula di Stoker. Quanto basta a farne un autore degno di considerazione massima, almeno sulla carta perché, per motivi tutt’altro chiari, il suo nome resta per lunghissimo tempo non accessibile alle generazioni del novecento.

Bram Stoker
Bram Stoker

È un disinteresse poi non così difficile da spiegare, in un paese che vede il fantastico alla stregua di una letteratura di serie B. L’opera dello stesso Bram Stoker, oggi tradotto pressoché nella sua integralità grazie soprattutto a case editrice indipendenti, è fino al 1982 coperta dal fitto mistero. Oltre al Dracula, in Italia arriva ben poco, giusto qualche racconto di quelli pubblicati nell’antologia postuma Dracula’s Guest & Other Weird Stories. Si deve allora attendere la decadenza dei diritti d’autore per cominciare a vedere nelle librerie italiane i romanzi dell’autore. Opere centrali quali The Jewel of the Seven Stars (Il Gioiello delle Sette Stelle) e The Lair of the White Worm (La Tana del Serpente Bianco) vedono la luce in lingua italiana solo nel 1988, precedute di tre anni da The Lady of the Shroud (La Dama del Sudario). A peggior ostracismo è sottoposto Mistrali. Solo nel 1990, a più di cento anni dall’uscita, alcuni estratti de Il Vampiro finiscono raccolti in un volume che propone il famoso capitolo introduttivo del Dracula poi tagliato da Bram Stoker e riproposto sotto il titolo Dracula’s Guest. Sei pagine appena, ripescate dalla Lucarini Editore, a corredo di un volume che esce col titolo L’Ospite di Dracula. Un titolo quantomai calibrato, dato il volume che ospita il più blasonato prosecutore del genere lanciato da Polidori nel 1819. Poco, ma a sufficienza a destare la curiosità degli studiosi. Giuseppe Tardiola parla del romanzo di Mistrali nel saggio Il Vampiro nella Letteratura Italiana (1991) edito da De Rubeis. Sei anni più tardi è Fabio Giovannini a ricordare lo scrittore parmense ne Il Libro dei Vampiri. Dal Mito di Dracula alla Presenza Quotidiana (1997) per Dedalo Edizioni. La menzione, pur importante, non basta a scacciare il mantello che impedisce all’opera di Mistrali di mostrarsi nella sua reale portata. Volumi divulgativi interessati al genere, come il Dizionario dell’Orrore (2004) di Gianni Pilo della Newton, ignorano del tutto il lavoro del parmense e probabilmente ne avrebbero seguito le orme le guide dell’Odoya, se non fosse intervenuta una piccola casa editrice al debutto editoriale: la Keres Edizioni. Nata col proposito di pubblicare romanzi incentrati sui vampiri, la Keres sceglie come opera con cui avviare la propria avventura proprio Il Vampiro di Mistrali. Le intenzioni e le pretese sono buone, ambiziose. Per pubblicizzare l’uscita si cura persino un lungo trailer tuttora visibile su youtube, ma la fortuna non è dalla parte della casa editrice. Dopo appena sette pubblicazioni e tre anni di attività, il nuovo sodalizio chiude i battenti. Il libro torna a essere introvabile, irreperibile sul mercato. Lo sforzo però non è inutile. La Guida alla Letteratura Horror (2014) e la Guida ai Narratori Italiani del Fantastico (2018), entrambe edite da Odoya, parlano del romanzo e dell’autore, con tanto di copertina pubblicata all’interno del testo. Poche righe, ma a sufficienza per far sorgere la curiosità su Mistrali. È qui che si inserisce Jacopo Corazza, Dj metallaro e grande appassionato di narrativa weird. Da poco co-fondatore de La Biblioteca di Lovecraft, per la casa editrice Arcoiris, Corazza cerca di reperire il testo che, tuttavia, appare fuori dal mercato e libero dai diritti d’autore. Nasce allora l’idea di riproporlo nella sua forma originaria. Dopo aver parlato col socio Gianluca Venditti, Corazza parte dalla natia Firenze armato di macchina fotografica e si reca alla biblioteca di Bologna. Qui prende in visione la versione (l’originale del 1869) presente nel capoluogo emiliano e inizia a sfogliarla sul posto, anche perché non può essere concessa in prestito. Fotografa tutto e scopre una sintassi e una punteggiatura non presente nella versione della Keres. Nasce così l’idea di ripulire i refusi e di lasciare tutto così come Mistrali aveva concepito, fornendo per tale via un’ulteriore motivo di studio. Annunciato in uscita giù nel 2019 sulle ultime pagine dell’antologia I Racconti della Bestia di Aleister Crowley, nell’ottobre del 2020 Il Vampiro. Storia Vera viene finalmente riproposto nella sua originaria versione.
Il libro ha un inatteso successo. Vende bene e piace soprattutto alle lettrici, sfruttando un periodo in cui vengono recuperati altri sconosciuti maestri del fantastico italiano, tra tutti il naturalizzato Carlo Hakim De Medici (occultista in attività nel primo novecento riproposto per la prima volta dalle Cliquot Edizioni). Sorge così l’idea di proporre per la prima volta anche l’altro testo del genere fantastico curato da Mistrali: l’antologia I Racconti del Diavolo, un volume mai più apparso che permetterebbe a La Biblioteca di Lovecraft di scrivere definitivamente il proprio nome nella storia della letteratura nera della nostra penisola.
Se Il Vampiro e Mistrali sono stati finalmente destati da un sonno di circa centocinquanta anni, manca ancora uno studio dettagliato sull’opera fantastica/esoterica del parmense. Sebbene studiosi quale Gian Filippo Pizzo abbiano scritto che “Il Vampiro di Mistrali non ha avuto alcuna influenza nella caratterizzazione del vampiro1”, supportando la tesi sulla semplice constatazione che il romanzo non ha beneficiato di alcuna traduzione estera, l’attenta lettura del testo fa giungere a ben altra conclusione. L’accostamento a Stoker, apparso ardito a più di un lettore, tra cui anche il prefatore della versione licenziata dalla Keres2, è infatti tutt’altro che fuorviante. Mistrali si rivela un vero e proprio maestro nascosto dello scrittore irlandese. Una specie di richiamo non confessato né confessabile. Certo, in nessun scritto di Stoker viene mai indicato il nome del collega parmense tuttavia ci piace immaginare che qualche letterato del gruppo esoterico/massonico, data la particolare notorietà di Mistrali (amico carissimo di Giuseppe Garibaldi nonché antagonista di Giosuè Carducci) e la sua vicinanza al Grande Oriente d’Italia (Garibaldi e Carducci erano entrambi Gran Maestri del più importante ordine massonico italiano), possa aver proposto a Stoker (vicino alla Golden Dawn e forse a sua volta massone) una versione ufficiosa del romanzo di Mistrali. Questo perché i due autori sono estremamente compatibili per stile e tematiche, tanto che Stoker dedicherà il Dracula a un romanziere come Hall Caine (sedicenne all’uscita de Il Vampiro) solito costruire intrecci incentrati su triangoli amorosi innestati su trame dai contenuti socio-politici.

Franco Mistrali

FRANCO MISTRALI: LO STOKER ITALIANO
Non è sufficiente essere il primo autore italiano ad aver scritto un’opera che parla di vampiri per poter essere definito “il Bram Stoker italiano.” La nostra definizione trova infatti linfa e giustificazione su argomentazioni ben più profonde di quanto si potrebbe esser orientati a pensare prima facie. Lo studio propedeutico compiuto per la realizzazione dell’articolo Bram Stoker – Il Romantico sotto il Mantello di Dracula ci ha condotto a stendere un’ideale prosecuzione di quanto messo a servizio per la rivista Zotique3. Il primo punto di contatto tra i due autori è legato alla struttura del romanzo. Il testo di Mistrali, ambientato nel Principato di Monaco nel 1862, prende le mosse alla maniera di un romanzo gotico per svilupparsi, a poco a poco, in un intrigo internazionale di matrice cospirazionista. Il lettore si trova coinvolto in un intreccio dove trovano campo d’azione lo Zar di Russia, il Principe di Monaco, agenti dei servizi segreti francesi (con un indagatore ispirato dal Dupin di Edgar Allan Poe) e un’organizzazione paramassonica che lotta per l’indipendenza della Polonia. La componente fantastica si respira, è acquattata tra le righe della narrazione, eppure stenta a manifestarsi. A differenza di quanto farà Stoker, Mistrali è più bravo a stillare questo ingrediente, facendo in modo che l’apporto fantastico resti ai margini della vicenda anche una volta in cui il mistero occulto sembrerà esser superato e spiegato in via razionale. Il più famoso collega irlandese tenderà invece a costruire i propri romanzi a scatole cinesi, così da determinare un continuo passaggio evoluzionistico da un genere all’altro. La costruzione narrativa di Mistrali anticipa comunque diversi romanzi “secondari” di Bram Stoker, quali Lady of the Shroud (La Dama del Sudario) e The Mystery of the Sea (Il Mistero del Mare), rispettivamente usciti nel 1909 e nel 1902. Il primo dei due romanzi, proprio come fatto da Mistrali, si avvia con la diretta menzione di vampiri e “non morti”, riportando il resoconto di un giornale (Il Giornale dell’Occultismo) in cui si menziona l’avvistamento notturno, nel cuore dell’Adriatico, “di un’esile figura bianca di donna, che andava alla deriva in una strana corrente a bordo di una piccola imbarcazione… l’imbarcazione non era altro che una bara sopra la quale la donna stava in piedi.” Nel testo viene mostrata la tomba della (presunta) vampiressa di cui si è perdutamente innamorato il protagonista. È un suggerimento dato al lettore, poiché alla fine di vampiri non vi sarà affatto traccia. Un po’ come il personaggio di Mistrali, Rupert St. Leger perde completamente la testa, promette amore alla dannata di turno anche a costo di veder incenerire la propria anima. Non lo distoglie neppure la certezza di avere a che fare con una vampiressa. La fallace convinzione prende piede perché la donna si fa viva solo di notte, dandosi alla fuga al sorgere del sole per andare a nascondersi nei sotterranei di una chiesa, dove riposa in una bara trasparente.
Allo stesso modo, nel testo di Mistrali, il Conte Kostia, decadente nobile franco-polacco malato d’amore, resta infatuato di una damigella veduta in modo sfuggevole durante una cavalcata. La giovane è la perfetta sosia della venere (Mistrali rimanda all’Ofelia dell’Amleto di Shakespeare) raffigurata in un quadro che il nobile tiene nella sala della propria magione. È una soluzione adottata a inizio carriera anche dallo stesso Stoker che nella novella The Chain of Destiny (1875) usa l’elemento del quadro per preannunciare l’entrata in scena di una giovane sosia. Kostia però va oltre. Manifesta la propria convinzione che la ragazza non sia una sosia della donna del quadro, ma sia la medesima persona ritornata dall’oltretomba nella forma di un vampiro. La giovane ritratta infatti è l’amata fidanzata del Conte deceduta anni prima. Curioso che Mistrali faccia esprimere il suo personaggio parlando di una “indissolubile catena”, quasi a richiamare il titolo della sopraindicata novella del collega irlandese. “I morti tornano e fra il mondo visibile e il mondo invisibile esiste un’indissolubile catena, come esiste fra il passato e il presente. La percezione di quella catena non è uguale per tutti.”
Data l’incredulità di chi lo circonda, Kostia convince l’amico fraterno che lo accompagna nell’avventura a controllare con lui la tomba della donna, deceduta dieci anni prima, così da veder confermata o meno la propria convinzione. Ottenuto un regolare permesso di esumazione, i due riportano alla luce la bara e scoprono che all’interno non vi è alcun cadavere…! È una scena che rimanda sia a Carmilla di Le Fanu che al Dracula di Stoker, ma c’è un particolare non di poco conto: Mistrali l’ha scritta anni prima!
È curioso tuttavia notare come l’evento, in un ideale cane che si morde la coda, sia legato a un episodio verificatosi proprio l’anno di uscita dell’opera dello scrittore italiano. Non siamo riusciti a scoprire quale dei due eventi si sia verificato prima. Di certo, il 3 agosto del 1869 nel cimitero di Highgate, in una collina a nord di Londra, il poeta/pittore Dante Gabriel Rossetti, un nome non a caso essendo il figlio della sorella di John Polidori (autore del racconto uscito nel 1819 The Vampyre), decide di emulare (consapevolmente o no) il Conte Kostia, di cui condivide il profondo dolore per la prematura perdita della compagna di vita. Munitosi anch’esso di un regolare permesso di esumazione, coadiuvato da alcuni amici, disseppellisce il corpo di Elizabeth Eleanor “Lizzie” Siddal, sua amante nonché musa ispiratrice, morta suicida sette anni prima. L’apertura della bara lascia stupiti gli uomini. All’interno c’è uno scheletro dal cui cranio scende una cascata di capelli rossi, cresciuti al punto da riempire l’intera bara. Rossetti e coloro che dalla campagna sentono l’uomo urlare dal cimitero si convincono di una cosa: Lizzie è una vampira! All’interno della bara c’è una raccolta di poesie inedite sepolta da Rossetti il giorno del funerale. L’artista decide di prenderla, per placare il dolore che ancora l’accompagna. La pubblicherà qualche mese dopo, trasformandola in un fortunato caso letterario.

                                                                                                          Continua…

1 thought on “Franco Mistrali: il maestro nascosto di Bram Stoker 1° parte

  1. Scrive l’autore: “Solo nel 1990, a più di cento anni dall’uscita, alcuni estratti de ‘Il Vampiro’ finiscono raccolti in un volume che propone il famoso capitolo introduttivo del ‘Dracula’ poi tagliato da Bram Stoker e riproposto sotto il titolo ‘Dracula’s Guest’. Sei pagine appena, ripescate dalla Lucarini Editore, a corredo di un volume che esce col titolo ‘L’Ospite di Dracula’.” Mi trovo obbligato a correggere l’informazione errata. La prima riscoperta del ‘Vampiro’ di Mistrali risale a quattro anni prima, al 1986, quando quelle stesse pagine (che sono due pagine e non sei come sostiene l’autore) erano apparse nel volume “Vampirismus – Gotico e fantastico nel mito del vampiro” (Alfamedia, Roma), a cura di Fabio Giovannini. Il libro della Lucarini Editore ha riproposto esattamente lo stesso estratto nel 1990, senza dare conto della precedente pubblicazione.

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