Soli carbonizzati di Simon Strantzas

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Recensione di Vincenzo Barone Lumaga.

Nei ringraziamenti conclusivi di questa antologia personale, Simon Strantzas chiarisce, se mai ve ne fosse bisogno, le sue coordinate di formazione letteraria, dedicandola “a questi giganti del weird continua fonte d’ispirazione: Robert Aickman, Ramsey Campbell, Robert W. Chambers, Thomas Ligotti e H. P. Lovecraft”. A questi mi sentirei di aggiungere quel Walter De La Mare che, con le sue atmosfere tipicamente permeate di inquietudine impalpabile e il suo afflato metafisico, ha sicuramente influenzato questo giovane autore canadese, così come si può dire dello stesso Ligotti. Questo volume, quarta antologia personale in ordine di pubblicazione, uscito in lingua originale nel 2014, è impreziosito non a caso da una introduzione di Laird Barron: Strantzas appartiene a pieno titolo alla schiera dei rilevanti nomi emergenti nel weird provenienti dalla parte più settentrionale del continente nordamericano, come Richard Gavin e Livia Llwellyn, che negli ultimi anni hanno saputo rielaborare e attualizzare con successo l’eredità dei grandi maestri. I dieci racconti contenuti nel volume, tutti di livello medio buono, con alcuni sbalzi qualitativi tra l’uno e l’altro, rappresentano una prova più matura di questo autore sicuramente peculiare, capace di rielaborare le suggestioni di matrice lovecraftiana assieme a molteplici altri spunti. L’eredità del Maestro di Providence è palese più che mai nel racconto di apertura, Tra i ghiacci, che ricorda molto in ambientazione e atmosfere il monumentale Le montagne della follia, in cui però Strantzas inserisce il tema della degenerazione dell’essere umano a contatto con l’elemento alieno. Nella desolazione della glaciale Melville Island un senso di silenziosa e incombente minaccia attanaglia sempre di più una spedizione di rilievi petroliferi, fino a far confrontare i protagonisti con un orribile segreto sepolto da ere incalcolabili tra i ghiacci.

Il successivo racconto, Soffermarsi sul passato, è ancora debitore a Lovecraft e alle sue trame legate a culti innominabili che emergono da un arcano passato, raccontando di un qualcosa di misterioso e sepolto che viene incautamente portato alla luce durante degli scavi fatti nel terreno di una vecchia riserva indiana. Con tale mistero si confronta Harvey, personaggio tormentato ossessionato da una grave tragedia familiare accadutagli – e da un enigmatico senso di colpa che solo nelle ultime pagine sarà chiarito al lettore, il quale, incaricato dalla bieca compagnia responsabile dello scavo di monitorare le proteste dei nativi, troverà nelle viscere dello scavo la sua dannazione e redenzione. Emerge qui un tratto tipico di molte storie di Strantzas che in qualche modo è un valore aggiunto in grado di marcare la differenza tra lui e altri autori a lui vicini, ovvero il taglio intimistico e introspettivo che spesso nella sua narrativa fa contrapporre all’apocalisse rappresentata dagli eventi straordinari e agghiaccianti descritti una sorta di apocalisse privata legata ai traumi dei suoi protagonisti. A seguire incontriamo Forte come una roccia, un bozzetto di tormentato rapporto tra due fratelli, che viene sconvolto da un incidente occorso loro durante una scalata alpinistica. I due malcapitati precipiteranno in un delirante incubo paranoico quando, nella corsa per cercare soccorso e cura, i due si imbatteranno in un misterioso e desolato ospedale. Qui rispetto ad altri racconti presenti nel libro, in queste atmosfere di crescente delirio e angoscia, emerge un’altra delle influenze già menzionate di Strantzas, Ramsey Campbell, alla cui scuola sembra attingere anche il suo successivo racconto, Con mani invisibili. Tipico racconto impostato come un incubo che si reitera in un perverso loop, molto enigmatico e onirico, ma anche malinconico e poetico nelle sue atmosfere, ha come protagonista un anziano costruttore di marionette, la cui arte diviene in qualche modo metafora della sua esistenza segnata dall’introversione e alienazione.

Con il successivo Ultima fioritura, di sicuro tra i momenti più intensi e ben calibrati del libro, tornano prepotenti le suggestioni lovecraftiane con una storia che inizia quasi in sordina, con il banale resoconto della vita quotidiana di un giovane e arrivista ricercatore universitario immerso nella sua routine accademica presso il Dipartimento di Microbiologia. Routine che viene sconvolta dal tragico esito di una spedizione di ricerca marina in cui periscono, apparentemente a causa di circostante climatiche avverse, il professore titolare della cattedra e un suo fido collaboratore. Tale evento tragico ma apparentemente comunque ordinario, è in realtà l’avanguardia di una minaccia per tutto il genere umano e la stessa vita animale così come siamo abituati a conoscerla su questo mondo. Con la sua tipica abilità Simon Strantzas sa alternare la descrizione degli eventi tragici e misteriosi all’apocalisse privata e intima del protagonista, e porta il lettore a scivolare pian piano nell’angoscia e paranoia, finché non è ormai tardi per avere alcuna speranza nel futuro.

Il successivo La scoperta di Thistle è un palese divertissement in grado di mischiare weird e pulp, sull’esempio del collega e amico Laird Barron, con la storia di un criminale incallito che si nasconde presso un bizzarro amico dedito a misteriosi esperimenti… Che si riveleranno avere carattere più esoterico che scientifico, e soprattutto non esattamente animati dai tipici scopi nobili di un ricercatore. Come si diceva, un palese divertissement, ma molto ben riuscito.

Oltre le rive della Senna, a seguire, è un racconto dall’ambientazione e le atmosfere marcatamente ottocentesche, un richiamo alle atmosfere impalpabili e decadenti di una Parigi d’epoca, in una storia di mistero e amore della musica. Sicuramente ben scritto e dalla bella resa stilistica, appare però decisamente più derivativo come stile e tematiche rispetto agli altri episodi della raccolta.

Con Debiti emotivi siamo di fronte a quello che, a mio giudizio, è l’episodio migliore dell’antologia: splendida storia di dannazione esistenziale e redenzione attraverso l’arte che testimonia anche la giovanile passione dell’autore per le arti grafiche e pittoriche. Il malandato e sofferente protagonista, il pittore Girder, riversa nella sua arte tutti i traumi familiari che lo hanno segnato nel corpo ma ancor più nello spirito. Quando il misterioso signor Rasp inizia a interessarsi alle sue opere piene di colori sofferti e disperazione, lui non ci trova nulla di male anzi è contento di essere finalmente apprezzato da un facoltoso collezionista. Scoprirà ben presto che non solo Rasp è qualcosa di ben più pericoloso di un vecchio e invalido collezionista d’arte, ma pure che ciò che gli sta togliendo è ben più che le tele che acquista…

Il racconto di chiusura è quello che da anche il titolo alla raccolta. Soli carbonizzati inizia con il viaggio di una giovane coppia in uno sperduto paesino di confine nel Messico, per ritrovare la precedente compagnia di lui ma, soprattutto, il figlio. Questa ricerca in apparenza priva di logica e di scopo, si rivelerà nel potentissimo, apocalittico e tragico finale del racconto, il segno di un appuntamento con un inesplicabile destino e un arcano rituale perpetrato tra le lande desolate del Messico. Con questa ultima, deflagrante cartuccia, Strantzas congeda i lettori, consegnando loro una raccolta di storie decisamente meritevoli e che mettono in luce il talento di questo autore di certo originale e multisfaccettato nelle sue influenze.

L’AUTORE 

Simon Strantzas, classe 1972, è nativo di Toronto, ove vive con la moglie. Prolifico autore di racconti e compilatore di antologie personali o raccolte come curatore, è tra gli autori di punta del weird canadese assieme a Richard Gavin e nomi come Ian Rogers e Gemma Files. Ha goduto di una inaspettata popolarità improvvisa nel 2014 quando nel corso di un’intervista Nick Pizzolatto, autore di True Detective, lo ha citato tra i suoi riferimenti nella letteratura weird accanto a nomi come Thomas Ligotti Laird Barron. Autore professionale dal 2005, non ha ancora pubblicato un romanzo. Ha invece all’attivo cinque antologie personali (Beneath the Surface, 2008; Cold to the Touch, 2009; Nightingale Songs, 2011; Burnt Black Suns, 2014; Nothing is Everything, 2018) oltre ad averne curate numerose di autori vari, tra cui Aickman’s Herd, un collettivo omaggio a uno dei suoi ispiratori, l’inglese Robert Aickman.

Soli carbonizzati

Autore: Simon Strantzas

Editore: Edizioni Hypnos

Pag. 371 

Prezzo di copertina: edizione cartacea € 17,90; prezzo ebook € 6,99

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